Il 9 Marzo 2020 il governo italiano ha imposto una quarantena nazionale limitando il movimento alle sole cause essenziali. In seguito, sono state attuate ulteriori restrizioni, proprio per contenere l’epidemia da coronavirus SARS-CoV-2 che, implacabilmente, ha continuato ad espandersi in quasi tutti i paesi del mondo. Il 21 marzo 2020 l’Italia è stata dichiarata un Paese lockdown, ma nonostante le limitazioni, a distanza di 10 giorni, la diffusione della patologia respiratoria non cessa di mietere vittime ad una velocità insostenibile.
I giorni in casa sembrano sempre più lunghi e la forza interiore comincia a cedere, mettendo a dura prova la capacità di reagire lungo un destino che appare malevolo, e non solo per i più fragili. La tragicità di questa nuova pandemia COVID-19 ci ha colti impreparati e sta chiedendo, ad ognuno di noi, uno sforzo sempre più grande per non cedere allo sconforto.
Gli orari della giornata sono scanditi dalla drammaticità dei dati e dalle immagini agghiaccianti che arrivano dalle sale rianimazione dei vari ospedali. In questo periodo di pandemia, la vita continua a dare ogni giorno segnali del suo potenziale, con le prime guarigioni e con ogni nuova nascita, tuttavia la drammaticità degli eventi obbliga ad una grande prova di resistenza al dolore, per il numero delle persone colpite dal contagio in tutto il mondo e per la nostra emotività sempre più indebolita e affranta.
Ognuno, chiuso nella propria casa, dentro la quale ci si riscopre sempre meno al sicuro e indubbiamente più fragili, si prova a sostenere l’attesa cercando di adattarci al momento critico. Questo periodo di emergenza, di fatto, ha prodotto una trasformazione, non solo nelle emozioni ma anche nelle abitudini e nei propositi. Chissà che il cambiamento non stia già generando una differente percezione nel modo di intendere la quotidianità, e di pensare il presente, che manterremo anche quando tutto questo sarà finito.
Operatori sanitari e parasanitari
Per gli operatori della salute le condizioni di lavoro stanno diventando impossibili da sostenere, con orari interminabili e un’elevata pericolosità di diffusione del virus. Nonostante l’atrocità dei ritmi di lavoro dei medici, degli infermieri e di tutto il personale parasanitario, tutti continuano a sostenere l’impegno con estrema dignità e senso di abnegazione, garantendo cure e vicinanza a chi purtroppo è costretto ad una permanenza in ospedale in solitudine, lontano dai propri familiari.
Le persone singole, così come i gruppi e le associazioni, stanno mettendo al servizio del paese i propri mezzi per sostenere chi ha bisogno.
Oscillare sospesi tra paura e illusione
La vita vuole sé stessa, si auto alimenta continuamente. La vita ha in sé una spinta interna che la porta sempre verso ciò che è avanti, verso ciò che non è ancora, ed è questo impulso ancestrale che non arresta il meccanismo vitale, come mostrano le scienze dure. Tuttavia, la vita contiene in sé anche la fatalità dell’inatteso, della drammaticità e dell’impensabile.
È proprio il senso di spaesamento, ovvero quella tonalità affettiva che non ha un oggetto a cui riferirsi, che ci sospende e che dà la vertigine al pensiero e alle nostre emozioni, altalenando la percezione di noi e di ciò che è sicuro. Ciò che si prova è una continua oscillazione tra la volontà di procedere e la necessità di ritrarsi. Il fatto di vacillare tra uno stato d’essere e un altro rende molto difficile il mantenimento dell’equilibrio psicofisico ed ha per effetto una condizione di disagio permanente, commista di terrore ed ansia.
Il fatto di non sapere cosa succederà, e quando tutto questo avrà fine, evidenzia ancor più la scomparsa di punti di riferimento sicuri e la necessità di ricerca di criteri di orientamento interiori, utili in questo momento per resistere alla grande e disperata allerta collettiva.
La paura, un meccanismo evolutivo utile e potente
La paura è una forza travolgente e un meccanismo evolutivo, utile e potente, che in modo automatico si fa spazio e guida il comportamento. Il processo di attivazione della paura si autoalimenta proprio nelle situazioni critiche, quando i rischi si percepiscono come maggiori; ed è così che l’ansia diviene più grande e cresce il disagio interiore. Sentirsi in balia degli eventi fa diminuire le certezze, che divengono sempre più labili e provvisorie, e fa sentire sempre più inermi e divisi. La perdita del controllo può prendere il sopravvento, soprattutto in seguito alla diminuzione della forza d’animo, e la capacità di resilienza può farsi più debole o addirittura assente.
Il pensiero che questa situazione di pandemia non abbia alcuna possibilità di miglioramento alimenta senz’altro il senso di inutilità personale e porta la propria riflessione verso pensieri disfunzionali che nutrono, come in un circolo, le sensazioni negative. Come effetto si ha una maggiore propensione alla mancanza di autocontrollo e un aumento dei comportamenti dirompenti, oppure di isolamento anche all’interno degli ambienti domestici.
Nei periodi più stressanti l’uomo è mosso dalle emozioni più forti, come la paura, ignorando spesso la parte essenziale di sé che, invece, è pronta a sostenere l’impegno di un’esistenza a volte faticosa e inconcepibile.
Pirandello e la metafora dello strappo nel cielo di carta
La metafora dello strappo nel cielo di carta, di pirandelliana memoria, appare oggi più che mai molto calzante per illustrare come l’inatteso possa cogliere inaspettato soprattutto chi manca di elementi valoriali. Come marionette che assistono allo strappo nel cielo di carta, nei momenti di crisi improvvise, il rischio è di subire inermi, quando invece ci sarebbe più bisogno di resistere al dolore.
Ogni individuo fin dalla nascita convive con il senso di rinnovamento continuo, ma anche con quel senso di ineluttabilità, ovvero di fatalità, che si manifesta soprattutto nei momenti di mutamento improvviso, che minano la forza e l’integrità personali. Sempre in bilico tra l’incedere e il trattenersi, tra il raccogliersi e il disperdersi, l’uomo, nei momenti più difficoltosi, sente cedere lo spirito e la forza.
La riflessione filosofica è sempre stata attenta al significato dell’esistenza in ogni sua forma. Ci sono stati innumerevoli pensatori, nelle varie epoche, che hanno lasciato il loro prezioso contributo sull’importanza del ripensare il senso dello stare al mondo durante i periodi di emergenza.
Qual è il modo per difendersi dalla paura ed alimentare la fiamma della fiducia nella vita? Stimolare la luce interiore della speranza è essenziale affinché la nostra capacità di desiderare non diventi come la lanterna fioca di pirandelliana memoria che non consente al buio di diradarsi. Pirandello ricorda infatti che è proprio quando si perde ogni punto di riferimento che si è maggiormente preda degli eventi e del senso di smarrimento.
Per affrontare la tragicità delle esperienze umane non abbiamo soluzioni precostituite, ma abbiamo mezzi. Abbiamo la possibilità di allenare l’animo alla virtù e alla capacità di ridefinire i pensieri, trovando nuove ipotesi di vita possibile.
Coltivare la virtù nel quotidiano
È fondamentale coltivare i valori quotidianamente. Deve diventare un’abitudine, come dicevano gli antichi greci un habitus, un modo di stare presso la vita con un proprio stile interiore.
I valori e le virtù, come lanterne dalla luce energica, hanno la capacità di illuminare l’intorno e di rendere visibile un percorso possibile, e non battuto, attraverso cui poter continuare il cammino.
Anche quando il dolore si fa troppo forte e invalida il desiderio di risollevarsi, è possibile attingere alle proprie risorse. È possibile utilizzare gli eventi tragici come ponti sui quali camminare, magari incerti, un passo dietro l’altro, sempre sul margine del concepibile, e portarci oltre la disperazione.
Questi sono alcuni modi per coltivare la virtù ed arricchire l’interiorità:
- leggere dei libri, condividendo in rete, o nei gruppi, il messaggio di positività espresso da un autore o dalla sua esperienza passata;
- impiegarsi ogni giorno a livello pratico, per esempio con la cucina, il bricolage o la tecnologia, per alimentare le proprie sensazioni positive con attività che producono un risultato piacevole;
- coltivare le arti pratiche, come la pittura, la scultura, il modellismo, mediante l’arte e i manufatti, e attraverso tutto ciò che è produttivo e catartico, arricchendo i propri ambienti con nuovi strumenti simbolici;
- perseverare nel mantenimento vivido del desiderio, sostenendo le risorse personali con la riflessione quotidiana e con il dialogo. Allenare la fortezza d’animo ci aiuta a capire fin dove è possibile lanciare lo spirito e come sfruttare la capacità catartica della riflessione e del pensiero. Il ragionamento, soprattutto quando condiviso, modula le emozioni, corregge l’intenzione e dirige il sentire, arginando il rigurgito negativo della perdita del controllo emotivo. La vicinanza e la condivisione servono proprio per dare una connotazione all’imperfezione e trovarle finalmente dimora possibile all’interno delle nostre concezioni.
Possiamo farlo in relazione, come insegnano i Greci, restituendo alla nostra interiorità la sensazione che si possa affrontare tutto questo in modo più leggero e fecondo. Il fatto di concederci la possibilità di credere nel miglioramento nonostante tutto, sostiene la capacità comune di sopportazione, ed è già essa stessa allenamento ed abitudine per sostenere l’un l’altro la fiamma della speranza. Ognuno può mettere al servizio degli altri i propri riferimenti valoriali in modo da sostenere l’animo delle altre persone, in questo momento di interminabile angoscia, attraverso iniziative collettive e individuali, che seppur da lontano e in modo diverso, possono arrivare anche a chi è lontano da noi.
Bibliografia
- Il Fu Mattia Pascal, Luigi Pirandello, 1904
- La saggezza della vita, Arthur Shopenhauer, 1887
- La nascita della tragedia, Friedrich Nietzsche, 1872