La rabbia è una delle emozioni fondamentali dell’essere umano.. e allo stesso tempo anche una delle più complesse per le implicazioni che ha sulla persona.

Questa emozione è fortemente influenzata dalla cultura: nell’immaginario collettivo, infatti, non sempre è vista di buon occhio.. tanto che fin da quando siamo bambini, siamo educati a contenerne le manifestazioni, poichè sbagliate e passibili di giudizi o punizioni.. e così a lungo andare tendiamo a gestire male la rabbia, trascurando le conseguenze negative di una cattiva gestione.

In realtà, la rabbia è un’emozione di cui l’evoluzione ci ha dotati. Ha un significato adattivo: ci consente di difenderci quando siamo attaccati.. ci garantisce la sopravvivenza!

E’ un’energia vitale che mette in moto più sistemi del corpo: il battito cardiaco e la pressione arteriosa aumentano, i muscoli diventano più tonici, il respiro diventa più veloce, la capacità di giudizio critico diminuisce. Il cervello rettiliano (che governa gli istinti) ha la prevalenza sulla neocorteccia (deputata alla ragione e al pensiero critico).

La rabbia produce una carica energetica. Qualora questa venga inibita, si produce un blocco a livello fisiologico, un blocco che il corpo ricorderà.

Sono tante le forme che la rabbia può assumere. Vi sono forme positive, come l’assertività, la grinta sportiva, in cui la rabbia viene canalizzata in modo adattivo, e forme negative in cui viene canalizzata in modo distruttivo. Vediamone alcune.

  • L’ansia, in cui la rabbia non manifestata viene rivolta contro se stessi: inconsciamente la persona ricorda che di fronte a situazioni di pericolo precedenti, anzichè reagire con rabbia e difendersi, ha sperimentato un blocco nell’azione.. Il senso di pericolo è stato poi interiorizzato nel corpo e nella mente.. tanto che adesso la persona si sente costantemente esposta a una minaccia (ansia).
  • Depressione, all’origine della quale vi è una vera e propria implosione della rabbia. La rabbia non manifestata all’esterno genera un elevato grado di frustrazione e viene scaricata violentemente all’interno, generando sentimenti di incomprensione, chiusura rispetto al mondo, sfiducia verso gli altri, senso di ingiustizia e rifiuto della vita.
  • Aggressività passiva, ovvero una forma di rabbia che si manifesta in modo indiretto; resistenza alle richieste altrui, inefficienza intenzionale, perdita di tempo, fare l’offeso, fare la vittima, chiudere dei rapporti senza dare spiegazioni, sparlare di nascosto, cinismo, sarcasmo, lasciare le cose in sospeso, agire in modo sfuggente, presentarsi di proposito di cattivo umore, compiacere gli altri (soprattutto l’autorità) per poi sparlare alle spalle, accusare sintomi psicosomatici per far preoccupare gli altri, indifferenza apparente, non cooperazione, invidia nascosta per i successi altrui, visione negativa del futuro.
  • Sono tutte modalità finalizzate a trasmettere in modo sottile quella rabbia che non è stato possibile esprimere apertamente.
  • Malattie psicosomatiche, in cui la rabbia trattenuta viene scaricata a livello corporeo, attraverso cefalee, malattie del fegato, gastriti e ulcere allo stomaco, tensioni muscolari croniche.
  • Aggressività fisica verso se stessi o altri. In questo caso è possibile che la rabbia repressa per molto tempo generi una perdita di controllo e una vera e propria esplosione.
  • Insonnia

Dunque la rabbia può essere un’emozione buona o distruttiva a seconda di come viene gestita e canalizzata.

Vediamo alcuni passi su come gestire la rabbia:

  1. Per prima cosa, analizzare lo schema della propria rabbia. A questo proposito è bene farsi le seguenti domande:
  • quando si manifesta la mia rabbia?
  • come si manifesta di solito (con il pianto, con l’aggressione fisica, con l’aggressione verbale, con l’allontanamento, con il silenzio, con il senso di colpa, etcc)?
  • Come mi sento nel corpo? (mi sento svenire, tremo, inizio a balbettare, divento rosso, etcc..)?
  • Come mi sento dopo (inappagato, ancora arrabbiato, più rilassato, etcc..)?
  • Di cosa ho bisogno per calmarmi (parlare, uscire, etcc.)?
  1. Chiedersi come si è sviluppato lo schema della propria rabbia. Domande utili in tal senso possono essere:
  • Come reagiva la mia famiglia di fronte alla mia rabbia da bambino?
  • Che educazione ho avuto?
  • Cosa succedeva quando qualcuno si arrabbiava?
  • Come reagivo di fronte alla rabbia degli altri?
  1. Valutare un modo più utile per se’ per manifestare la propria rabbia.
  • Parlando in modo assertivo e sincero facendo valere il proprio punto di vista.
  • Alzando il tono di voce.
  • Prendersi un minuto se la situazione sta degenerando.
  • Andare a correre.
  • Focalizzarsi sui propri bisogni.
  1. Scaricare la rabbia fisicamente a livello corporeo (non su altri!!) per scaricare l’energia accumulata. Come detto in precedenza, la rabbia provoca una carica energetica, pertanto è meglio scaricarla.

Quando si è in casa da soli, ad esempio, è molto utile urlare. Se siete inibiti nel farlo o se non volete disturbare i vicini, procuratevi una mascherina farmaceutica di plastica (di quelle con la valvola), portate la mascherina alla bocca, tappate con una mano la valvola, respirate e urlate più che potete!

Oppure, ripensando all’episodio che vi ha fatto provare rabbia, potete stendervi su un materassino e iniziare a scalciare con le gambe o a colpire un cuscino.

  1. Praticare sport è anche molto utile. Potete pensare a un corso di krav maga, tai chi, kung fu, che oltre a farvi scaricare a livello fisico, lavora anche sulla concentrazione e sulle emozioni.
  2. Parlare della propria rabbia. Molto spesso quando si accumula rabbia, si finisce per esserne accecati. Se provate rabbia da tempo per un episodio datato e non riuscite a dimenticare, parlate con una persona fidata che possa offrirvi scenari diversi che voi avete perso di vista.
  3. Comunicate in modo assertivo con la persona che vi ha fatto arrabbiare, che sia un amico, moglie, marito, capo, parente. Cercate di comunicare in modo efficace e sincero le vostre motivazioni, senza prevaricare l’altro o accusarlo o denigrarlo. Cercate insieme una soluzione che risolva il problema fonte di rabbia.
  4. Cercate di mettervi nei panni dell’altro e capire le ragioni che lo hanno spinto ad agire in quel modo. Magari scoprite che avete le stesse paure e, cooperando, vi aiutate a vicenda.

Autore: Dott.ssa Mariangela Romanelli

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Lo staff di naturopataonline.org