Belladonna: proprietà terapeutiche e benefici

Considerata da molti una tra le erbe officinali potenzialmente più pericolose, la Belladonna non è però priva di benefici e per molti secoli veniva utilizzata come anestetico, ma anche utilizzata come un potente veleno.

E’ diffusa principalmente nelle zone incolte e soleggiate del mediterraneo, ed appartiene alla famiglia delle solanacee.

I principi attivi della Belladonna sono dovuti ad un alcaloide chiamato Atropina, in grado di arrestare le secrezioni bronchiali, ma anche di modificare il battito cardiaco, ed influenzare il nervo vago.

Tra i suoi principi attivi vi sono anche la scopolamina e Hysociamina, impiegati dalla medicina odierna.

Attributi e requisiti per la coltivazione:

Nome Botanico:
 Atropa Belladonna
Tipo  Perenne semilegnosa
Sole  Mezz’ombra, ombra
Terreno  Leggero, drenato, calcareo
Acqua  Frequente
Concimazione  Su piante deboli con azoto e potassio
Colore  Viola, giallo
Fioritura  Da giugno a settembre
Parassiti e malattie  Marciumi, coleotteri

La Belladonna la si può trovare facilmente nelle zone tra i 500 e i 1500 metri, in quanto il suo habitat prediletto in Italia include zone prealpine e appenniniche, la troviamo un po’ ovunque.

Dalla Belladonna viene raffinata una droga chiamata atropina.

E’ molto tempo conosciuta per il suo utilizzo nella medicina e in cosmetica, ancor prima del Medioevo. Mentre veniva impiegata dai Romani come veleno e la tradizione vuole che fu sfruttata per eliminare alcune mogli di diversi Imperatori. Veniva usata anche più comunemente nella caccia, le punte delle frecce venivano intrise in una miscela di Belladonna per rendere più veloce la morte delle prede durante la caccia.

Come riconoscere la Belladonna

  • In quanto erba perenne, la Belladonna possiede un arbusto legnoso che può crescere fino a 1,5 metri di altezza. Le foglie dal colore verde scuro sono riconoscibili per il loro aspetto ovale che può raggiungere fino a 17 centimetri.
  • La Belladonna possiede dei fiori campanulati, che compaiono tra giugno e luglio, dal sono viola con stami verdi. Esiste anche una varietà che produce fiori dal colore giallo che si chiama lutea.
  • Dal diametro di circa 1 centimetro le bacche della Belladonna posseggono inizialmente un colore verde, che con la maturazione raggiunge una graduazione violastra e nera possedendo però una superficie molto lucida. Diverse specie di animali sono ghiotte di queste bacche per il loro sapore dolciastro.
  • La Belladonna viene considerata principalmente una pianta infestante per il suo aspetto antiestetico, e per questa ragione la sua principale diffusione in giardini è campi è tramite uccelli e animali che fungono da veicolo per i semi.
  • La coltivazione casalinga è ostacolata dalla necessità della vernalizzazione del seme, un processo necessario che vede il passaggio nello stomaco di un animale, insomma per coltivare la belladonna bisogna sporcarsi le mani.

Controindicazioni e avvertenze

I sintomi da avvelenamento di belladonna, l’hanno resa celebre come droga, in quanto individui ignari ne consumano le bacche per il sapore dolce e vengono coinvolti in stati di allucinazione. Ma prestiamo molta attenzione in quanto queste bacche possono risultare mortali in qualsiasi caso.

Usi in erboristeria e rimedi naturali

La belladonna è impiegata estensivamente in cosmetica, fitoterapia e nella preparazione di alcuni farmaci. Tra le proprietà della Belladonna si includono:

I principi attivi della Belladonna agisce positivamente sul sistema nervoso, fungendo come un anestetico e come uno stimolante sul sistema nervoso centrale. La Belladonna comprende anche proprietà antinfiammatorie utili in casi di mal di gola e frangiti, ma anche riniti allergiche oppure congiuntivi nel caso di infiammazioni agli occhi.

Agisce anche positivamente contro mal di testa e problematiche della pelle come l’acne. Può essere anche utilizzata per trattare l’insonnia per trarne benefici.

In omeopatia, la Belladonna viene principalmente sfruttata per l’apparato respiratorio e in particolare per eventuali infezioni. Può risultare utile anche per infiammazioni alle orecchie come la otiti.

Questa erba officinale diventa anche utile in caso di febbre, e influisce positivamente anche in caso di pressione alta.

Come coltivare la Belladonna

Prima di coltivare la Belladonna è bene considerare perché questa pianta non viene normalmente coltivata nei giardini. Le bacche di colore nero possono essere scambiate accidentalmente per mirtilli da persone incolte o peggio, bambini. Lo stesso per animali domestici che possono trovarle dannose o fungere da veicolo per la diffusione.

A prescindere da ciò la Belladonna viene coltivata massicciamente dall’industria farmaceutica e fitoterapica per i suoi benefici forniti dagli estratti presenti nelle radici.

Se intendente coltivare la Belladonna consigliamo di scegliere un terreno secluso, possibilmente lontano da strade, ma comunque soleggiato e possibilmente con un terriccio leggero e calcareo.

Fondamentale è anche l’esposizione al sole, prediligendo se possibile quella a Sud-Ovest. Non esagerate con il concime se le piante sono già robuste. Se invece queste sono fragili e faticano a crescere, un letame contenente azoto può senza dubbio aiutare.

Quando iniziare la semina?

Ribadendo ciò che abbiamo già sottolineato in precedenza, la semina della Belladonna è un processo complesso. Dopo la vernalizzazione, devono passare un periodo al freddo, il frigorifero va anche bene. Prima di questo però è consigliato di immergerli in acqua caldi per uccidere germi e parassiti che possono arrecare danno ai germogli.

La semina comincia a marzo, i semi dovranno essere inseriti con cautela in un letto di terriccio, leggero e ben drenato. La belladonna possiede una germinazione lenta, tra le quattro e le sei settimane. Si consiglia di preparare molti semi perché la germinazione è un processo con una bassa percentuale di successo.

Dopo l’eventuale crescita, il periodo migliore per trasferire le piante in piena terra è durante il meso di Maggio, pur facendo attenzione che il mese non sia troppo gelido e le piogge non siano eccessive.

La Belladonna ama luoghi ombreggiati, ma bisogna fare particolarmente attenzione a colpi di freddo specialmente fuori stagione in quanto possono ucciderla. Da un anno dopo l’inserimento, coprite il piede della pianta prima dell’arrivo dell’inverno per proteggerla.

Teniamo comunque a mente che anche il periodo estivo è molto a rischio a causa di infestanti e parassiti, rendendo quindi la pulizia un processo molto importante.

Per quanto riguarda invece il raccolto a scopo fitoterapico bisogna aspettare sino al terzo anno d’età, in genere si consiglia si dividere la raccolta in due cicli separati: uno verso maggio e uno verso metà settembre. Facciamo comunque attenzione a non spogliare eccessivamente la pianta, scegliendo solo le foglie perfette, assenti da qualsiasi traccia di parassiti.

Per quanto invece riguarda le radici, in genere e specialmente a livello industriale ciò avviene quando le piante raggiungono almeno sei anni d’età. Dopo essere state estratti dal terreno, le radici vengono lavate e asciugate.

I Parassiti della Belladonna

I coltivatori della Belladonna devono stare particolarmente attenti a parassiti come i coleotteri. In caso di esposizione troppo intensa al sole o terreno arido, la pianta sarà più vulnerabile. Si consiglia quindi di tenere il terreno sempre abbastanza umido, ma non eccessivamente e mantenere la belladonna lontana dal sole eccessivo.

Tossicità e antidoti

Le bacche della belladonna sono uno dei frutti più velenosi in Europa. Oltre a poter essere scambiate comunemente per mirtilli dai bambini posseggono anche un aroma e sapore dolciastro, risultando quindi invitanti nonostante il pericolo.

Tipicamente un uomo adulto può morire dopo aver consumato da due a cinque bacche. La parte più tossica della Belladonna è però la radice, ma questo varia a seconda della varietà di Belladonna e il modo in cui è stata coltivata.

Anche le foglie se consumate possono risultare estremamente nocive. Animali come pecore, conigli, capre e maiali non hanno alcuna difficoltà a consumare la pianta, così come molti uccelli, che si rivelano il veicolo principale di diffusione dei semi.

Attenzione però, cani e gatti sono sensibili e possono risentirne.

In caso di consumo di bacche bisogna subito rivolgersi al pronto soccorso e ad un centro antiveleni. Tipicamente gli antidoti più utilizzati sono pilocarpina e la fisostigmina.

 

Autore

Lo staff di naturopataonline.org