Nel mondo della naturopatia sappiamo bene che una delle parole più ricorrenti è “olismo”, parola con la quale si caratterizza, non solo un modo di pensare ed interpretare il nostro modo di vivere ma, soprattutto, la consapevolezza di avere a disposizione una serie di discipline, trattamenti e rimedi improntati a principi estremamente importanti ed efficaci nel percorso che , per professione od anche per semplice passione, stiamo seguendo.
Ma, siamo sicuri, quando parliamo di “olismo”, di conoscere esattamente di cosa si tratta? Io, per primo, mi sono reso conto di sentire il bisogno di approfondire un argomento così importante per noi naturopati ed oggi vi propongo un percorso da fare insieme e che riguarderà, in capitoli diversi ma, tra di loro conseguenti, un’analisi, sia pur sintetica ma sufficientemente orientativa, dell’Olismo in generale e poi, più specificatamente, un commento sulle medicine e discipline olistiche, sui trattamenti olistici fino ad arrivare a quello che maggiormente mi coinvolge dal punto di vista professionale: il massaggio olistico.
E allora, oggi, iniziamo con “l’Olismo”.
“OLISMO”, in realtà, è una parola abbastanza semplice dal punto di vista etimologico: essa deriva dal greco “olos” che può tradursi come “totalità, globalità…, insomma, il TUTTO”: Il suo significato si presenta invece più complesso ed articolato e può essere, in qualche modo, spiegato e riassunto nel concetto che le parti frazionate di cui è composto un insieme hanno un valore inferiore o comunque diverso se rapportate alla “somma funzionale” dell’intero.
In altre parole l’insieme di più parti, funzionalmente unite per uno scopo, vale di più della sommatoria puramente meccanica delle stesse e si presenta, esso stesso, costituzionalmente diverso. Quindi, il TUTTO si dimostra ed è PIU’ della somma delle parti di cui è composto.
L’indicazione della parola “olismo” e, conseguentemente, l’aggettivo “olistico” appartengono ad un politico/ filosofo sudafricano (Jan Christian Smuts) che la usò, per primo, negli anni ’20 del secolo scorso nel suo libro “Olismo ed evoluzione” del 1926 e tali termini furono successivamente adottati ed adoperati in campi diversi, dalla filosofia alla psicologia, dalla fisica alla chimica, fino all’applicazione più usata, ai giorni nostri, riferita alla biologia ed alla medicina.
L’Olismo viene quindi a rappresentare l’opposto se non la contrapposizione del “riduzionismo” che è una limitazione meccanicistica della visione umana della vita: per spiegare l’olismo con un esempio pensiamo ad un robot (come un sistema complesso) che non sarebbe tale se si considerasse solo la somma delle sue componenti meccaniche ma è, invece, un oggetto che si presenta e si esprime grazie alla funzionalità integrata e simbiotica dei suoi vari “pezzi operativi” fino a guadagnare, addirittura, nell’evoluzione dei tempi, il titolo di “macchina intelligente”.
E questo vale per ogni micro o macro “sistema complesso”: un sistema informatico, un aereo, un macchinario polifunzionale….e quanto detto vale anche per le cose immateriali. Un esempio banale: pensiamo alle note musicali, ognuna con la sua valenza, il suo tono, il suo timbro che, suonate senza un ordine armonico, non riescono a dare quella melodia che scaturisce quale risultato di una musica globale con un prodotto sonoro più importante della somma dei suoni delle singole note usate.
Smuts, nel suo libro “olismo ed evoluzione” indicò esplicitamente che “l’intero è più della somma dei suoi componenti”. Questa è sicuramente la definizione più conosciuta dell’olismo ma è altrettanto efficace, ai fini di quello che ci ripromettiamo di approfondire, ricordare un ulteriore concetto di Smuts che chiarisce ancora meglio il suo pensiero quando aggiunge che un intero è una sintesi o unità di parti, così intima che influenza le attività ed interazioni di quelle parti, dà loro un carattere speciale, le rende diverse da quello che sarebbero state in una combinazione senza tale unità o sintesi…E’ una nuova dimensione di quelle parti con le alterate attività e funzioni che fluiscono da questa struttura”. La struttura, quindi, è in grado di dettare, al suo interno, un nuovo “carattere di cooperazione” finalizzato a dare qualcosa di più di quanto le sue parti possano fare da sole.
Questa è una considerazione basilare che dobbiamo tenere a mente quando pensiamo al concetto olistico applicato ai nostri argomenti naturopatici. Cosa significa per noi tutto questo? Che, all’interno del tutto, anche le singole componenti cambiano quando vengono incorporate pur mantenendo la loro specifica identità. E’ il sistema in generale che determina il comportamento delle parti. Ecco, allora, che il TUTTO muta in una continua trasformazione: il microcosmo che si rapporta al macrocosmo, la vita che muta all’interno del sistema natura, l’organismo biologico ( e quindi noi stessi) inteso come “sistema complesso” inscindibile nel suo rapporto corpo/ mente/ anima/ ambiente/ relazioni esterne….), noi che influenziamo e siamo influenzati all’interno della biosfera e dell’ecosistema, noi nel tutto ed il tutto in noi, la necessità di guardare oltre il visibile materiale, l’energia che regola la funzionalità di tutte le cose….
Quanto sopra costituisce l’introduzione a quanto approfondiremo nel prossimo capitolo dedicato alle “medicine olistiche” dove ci concentreremo sul principio che ogni persona, in quanto tale, deve essere sempre considerata come un’unità/totalità non esprimibile semplicemente con le sue parti distinte e caratteristiche quali organi vari ( fegato, milza, cuore, polmoni, reni….) o subsistemi che appartengono al “sistema complesso” della persona : l’apparato cardio-circolatorio, l’apparato digerente, l’apparato osteoarticolare, il sistema linfatico e quello endocrino, il sistema nervoso….
Nel prossimo capitolo ci occuperemo quindi dell’applicazione dell’olismo alla medicina (naturalmente le medicine olistiche – in particolare quella tradizionale cinese e quella ayurvedica-, come vedremo, esistono da millenni anche se non chiamate in questo modo) ricordando che, nel mondo occidentale, il concetto di medicina olistica si sviluppa formalmente intorno agli anni’70 del secolo scorso soprattutto per affrontare, in modo diverso, molte patologie psicosomatiche, spiegando che la causa di esse è da ricercare primariamente nella psiche e non unicamente nel malfunzionamento fisico.
E soprattutto evidenzieremo che le medicine e le terapie olistiche ( riservate naturalmente ai soli medici) si caratterizzano per la loro visione ed attenzione allo stato complessivo della persona che si ha in cura occupandosi dei disturbi di cui è affetto il paziente in una valutazione che coinvolge diversi aspetti: fisici, mentali, emotivi, comportamentali, ambientali, relazionali e considerando quindi, in modo olistico, la persona nella sua globalità di corpo, mente, emozioni e spirito.
Autore: Gerry Chirò