È veramente bellissimo utilizzare i cristalli, e magari tenere delle druse nella nostra abitazione per armonizzarla. O anche solo lavorare con cristalli grezzi, cristalli generatori, cristalli arcobaleno, cristalli Iside, quarzi lemuriani, verghe, cristalli burattati ed ogni tipo di pietra o cristallo che voi amate.
Eppure, ogni cristallo/pietra ha una sua specifica procedura di pulizia, che va seguita al fine di mantenere uno status ottimale, anche a livello fisico. Anche perché è veramente triste, poi, lasciare i nostri cristalli sul fondo di un armadio, aspettando che arrivino “tempi migliori”, perché probabilmente queste occasioni non arriveranno mai, se non siamo noi quelli che per primi se le creano. Premetto che la pulizia livello fisico/materiale dei cristalli e delle pietre, è un aspetto che non passa mai in secondo piano rispetto alla parte della pulizia a livello energetico nella Cristalloterapia.
Infatti, con il termine “pulizia fisica dei cristalli” si intende la rimozione a livello fisico di tutte quelle componenti che possono comprometterne la bellezza, ovvero la polvere, la sporcizia, l’opacità e le eventuali incrostazioni. Le indicazioni che troverete nel presente articolo sono frutto della mia personale esperienza in anni di lavori con i miei cristalli preferiti.
Tradizioni nella pulizia dei cristalli: l’acqua corrente
Un aspetto molto importante nella pulizia dei cristalli è costituito dall’acqua corrente. Questo tipo di acqua, che ha la caratteristica di essere in perenne movimento, è ottimo per purificare i cristalli, a patto che sia acqua di montagna o della riva del mare. Purtroppo l’acqua del rubinetto non ha un livello energetico sufficientemente alto per fare una corretta ed efficace purificazione, ed è, inoltre, piena di cloro e di altri inquinanti quali farmaci, ormoni, calcare ecc.), che la rendono energeticamente “morta” e quindi inefficace.
Ricordo però che alcuni cristalli sono assai fragili, e l’acqua del mare potrebbe comprometterne la bellezza e la lucentezza, e pertanto si raccomanda di usare preferibilmente l’acqua dolce di una sorgente. Inoltre, come precisato nell’articolo precedente, l’acqua di mare potrebbe penetrare nelle microfratture di una pietra (le quali non sono visibili ad occhio nudo), causandone la rottura. Nel dubbio, quindi, è sempre preferibile fare ricorso a metodiche di pulizia fisica non aggressive.
La pulizia delle pietre burattate
Salvo le pietre che si sciolgono a contatto con l’acqua (per le quali, ovviamente, non si applica ovviamente questo metodo) la pulizia viene fatta tramite sapone di Marsiglia naturale. È indifferente che il sapone sia solido oppure liquido, l’importante è che sia privo di coloranti. Ottimo è ,quindi, il sapone del Mugello, che è liquido e con tensioattivi di origine naturale. Ma spesso uso anche un sapone di Marsiglia particolare, ovvero il “Pure Castile Soap” a base di olio essenziale di Menta, che potrete trovare facilmente nei negozi del biologico oppure in siti dedicati.
L’acqua lunare
Sappiamo bene che nelle nostre case non si dispone di queste metodiche naturali, quindi ho sperimentato delle ricette che possono essere utilizzate facilmente. Infatti, è possibile utilizzare fino ad un litro di acqua lunare, alla quale abbiamo aggiunto 10 ml di aceto bianco. L’aceto, infatti, aiuta a rendere la superficie della pietra più brillante e lucente, oltre che avere una leggera azione deodorante.
Un’altra ricetta prevede di aggiungere (sempre all’acqua lunare) 10 ml di alcol denaturato privo di coloranti e 3 gocce di olio essenziale di Verbena delle indie. L’alcool usato in modica quantità è un eccellente purificante, ed agisce anche a livello eterico. La Verbena è considerata un’erba pura, casta e soprattutto sacra. I Greci ed i Romani la chiamavano “lacrime di Iside” e attribuivano a quest’erba proprietà miracolose, al punto che veniva considerata una vera e propria panacea.
Esiste una stretta analogia tra la Luna e l’Acqua, infatti entrambe simboleggiano l’elemento più mobile, mutevole ed apportatore di vita sulla terra. Per avere una eccellente acqua lunare, si raccoglie fino ad un litro di acqua nel periodo di luna crescente, preferibilmente entro tre giorni prima dell’apice dell’attività lunare. L’acqua va raccolta in una bottiglia di vetro trasparente, per poi esporla nel momento della luna piena, ed in seguito ritirarla quando è trascorso il culmine. È preferibile lasciare l’acqua direttamente ai raggi della luna, o almeno in vicinanza del punto in cui è possibile osservarla nel cielo. Il tempo di esposizione è da una a tre ore. Grazie a questa modalità l’acqua, nel momento preciso in cui viene esposta, oltre che a portare la sua identità (derivante dal suo luogo di origine e dal suo peregrinare nelle viscere terrestri), riceve delle influenze dall’ambiente esterno che ne potenziano l’efficacia.
Pulizia delle druse
Le druse non si lavano in acqua corrente, né occorre insaponarle, poiché hanno una parte esterna porosa, la quale assorbe molta acqua e potrebbe danneggiarle. Pertanto, solo la parte cristallina può essere pulita con un panno leggermente umido nei seguenti materiali:
- un panno di microfibra da vetri (quindi molto sottile e di consistenza leggera e morbida);
- un panno per la pulizia degli occhiali, che è rinomato per la sua consistenza leggera e per la facilità d’uso.
Sconsiglio vivamente la carta da cucina o quella dei fazzoletti per il naso. Si romperebbero e in realtà fanno più confusione che altro.
Come spolverare una drusa
In tutte le druse la polvere tende a depositarsi proprio negli angoli stretti tra i cristalli e, quindi, è un po’ antipatico rimuoverla. Un panno, pur se in microfibra, non riesce a pulire adeguatamente. E come fare, quindi?
Bisogna usare pennelli in fibre naturali con setole morbide (es. pennelli con setole di bue) in modo da riuscire a passare agevolmente tra gli angoli, senza però danneggiare i cristalli. Sconsiglio vivamente pennelli da tempera o con setole sintetiche oppure anche pennelli di basso costo, i quali possono graffiare e danneggiare i cristalli stessi.