Il kinesiologo attraverso un test muscolare interroga l’inconscio della persona che ha di fronte bypassando la parte conscia. Questo perché il nostro corpo registra, a nostra insaputa, tutto ciò che avviene intorno sin dal periodo intrauterino!
La kinesiologia applicata consiste in una tecnica diagnostica ideata da George Goodheart D.C. nei primi anni sessanta.
Si basa sul principio che l’essere umano è un sistema integrato e inscindibile in singole parti. Ogni qualvolta apportiamo delle modificazioni a questo sistema, questi reagisce attraverso meccanismi di vario tipo (biochimico, metabolico ecc.), ma hanno sempre in comune un corrispettivo sul piano della muscolatura scheletrica nel senso di una variazione del tono della muscolatura e, in definitiva, in una variazione della postura. In altre parole, qualunque “input” che noi possiamo apportare ad un essere umano (e non solo) sia di tipo biochimico, che di tipo fisico che psico-emozionale, questi risponde anche con una modificazione del tono muscolare.
Questa variazione può essere verificata, secondo Goodheart, da un operatore che sia in grado di effettuare i test muscolari all’uopo indicati.
In pratica con le tecniche di kinesiologia applicata, si dovrebbe essere in grado di comunicare col “computer centrale” ( il cervello) dove sono registrate tutte le informazioni che riguardano ogni persona sia a livello conscio che inconscio e che abbracciano tutto l’arco della sua vita compreso il periodo prenatale. In tale modo lo possiamo interrogare su qualunque argomento interessi il nostro organismo poiché ogni informazione che ci riguarda (strutturale, biochimica, psichica ecc.) in qualunque modo “passa” sempre da lui.
Abbiamo quindi la possibilità di porre domande al corpo ed ottenere sempre risposte esatte in quanto, come dice Goodheart, l’organismo non mente mai, occorre però che le “domande” vengono poste in modo corretto.
L’utilità di questo test sta nel fatto che l’operatore può capire se lo squilibrio della persona è dovuto da un problema emotivo, metabolico o strutturale. Da lì in poi la visita si orienterà in tal senso! Anche la scelta del rimedio verrà testato (tra quelli scelti dall’esperienza dell’operatore) e quindi sarà il paziente a scegliersi il suo rimedio ottimale, ovvero ognuno sarà il medico di se stesso. L’operatore sarà solo un tramite per ritrovare la via della guarigione che è innata in ognuno di noi!
Sebastiano Chiavazzo