…Più che di una formazione tecnica professionale, penso che abbiamo bisogno tutti di un addestramento esistenziale per saper affrontare la complessità della soggettività e l’incertezza della vita. Solo così potremo finalmente “curare la nostra normalità”.
Ernesto Venturini
Si chiude con queste parole la prefazione al mio libro da parte del prof. Ernesto Venturini, psichiatra, collaboratore di Franco Basaglia in Gorizia e Trieste e promotore della riforma psichiatrica (legge 180).Considerazioni le sue che si inseriscono nel dibattito attuale sulla fragilità delle pratiche rivolte alla salute mentale e che nascono da un’unione di intenti, quella appunto di riportare l’attenzione della clinica alla soggettività e alla capacità di cura che sono proprie della pratica fenomenologica. La finalità è quella di agevolare una cultura della cura che sia più adeguata alla “singolarità” e che riaffermi il valore del coinvolgimento delle famiglie e delle attività di sensibilizzazione nei contesti di vita, promuovendo al contempo quella responsabilità comune che non può e “non deve” essere demandata al medico/psicologo/esperto, ma che deve essere riappropriazione personale e comunitaria.
“FILOSOFIA E CLINICA. Un nuovo approccio all’autismo di livello 1 e alla neurodiversità”.
“FILOSOFIA E CLINICA. Un nuovo approccio all’autismo di livello 1 e alla neurodiversità” nasce dalla mia esperienza nell’ambito dell’autismo di livello 1 e della neurodivergenza, ma anche dalla mia attività di docenza con alunni con bisogni educativi ed evolutivi speciali e dell’esperienza a stretto contatto con persone vulnerabili e le loro famiglie. Da loro ho appreso le esigenze e la fatica, e da loro ho imparato il valore di sospendere il giudizio, di negare l’assenso al già noto (epoché), e l’importanza di ascoltare le loro intenzioni al fine di intraprendere una progettualità di cura quale stile di vita puntuale al funzionamento e al bisogno del singolo. Attraverso il confronto con le persone stesse, nella pratica quotidiana, ho anche capito la necessità di comprenderne la domanda di aiuto, spesso non espressa o inesprimibile, e di affrontare in modo adeguato l’indisponibilità strutturale spesso presente, quella stessa che richiede di ripensare i nostri giudizi e le nostre soluzioni.
Nel libro le tematiche fenomenologiche si integrano con quelle cliniche attingendo dall’opera filosofica e pratica di autori del passato, tra cui troviamo Jaspers, Binswanger e Minkowski, e da figure contemporanee come Basaglia e Borgna, che hanno riportato il “poter essere” al centro del tutto, ovvero al centro delle buone pratiche di cura e della società.
Chi domanda dell’uomo, vorrebbe vedere l’unica immagine vera, valida di esso, l’uomo stesso, ma non può. La dignità dell’uomo consiste nell’essere rappresentante dell’indeterminabile.
Karl Jaspers, 1965
Il recupero della filosofia rende più semplice il ritorno al mondo della vita e all’uomo come essere-nel-mondo, al concetto di cura come era concepito nella visione antica e in quella fenomenologica,a quella capacità di andare alle cose stesse e di accogliere con puntualità le qualità specifiche che vivono in ognuno, accettandone le differenze e l’unicità inconfrontabile.
L’intento del testo è anche la proposta di una filosofia della neurodiversità che favorisca un rinnovamento nelle scienze della salute mentale, superando nozioni quali “disturbo” e “malattia”, in modo che non esistano più “speciali”, “disturbati”, “deviati”, ma persone, individui, singolarità che appartengono alla medesima “comunità di destino”, come afferma Borgna, e di cui tutti sono chiamati ad aver cura.
L’azione di trasformazione attuata negli ultimi anni nelle istituzioni psichiatriche ha reso evidente come molto spesso questa diversità, codificata sotto l’etichetta della malattia, possa essere una diversità di tutt’altra natura.
Franco Basaglia, Franca Ongaro Basaglia, 2014
Nel libro riveste un’attenzione particolare l’autismo di livello 1,ma in verità l’attenzione è posta a tutte le diverse vulnerabilità che,come stati d’essere, appartengono allo spettro della neurodiversità quale orizzonte della complessità umana, di cui la fragilità e le potenzialità sono parti costitutive, e la proposta di una filosofia della neurodiversità arriva proprio per rispondere a questa esigenza.
Come comunicare con chi ha una diversa sensorialità, una differente temporalità e un’altra possibilità di attribuzione del senso, rispetto a ciò che è atteso, è al centro della mia riflessione. Questa rimane ancora la domanda principale che aspetta la nostra partecipazione, e che attende la costruzione di spazi adeguati a intraprendere una dialettica con la differenza. Il mio modo di farlo è ricominciare dalla famiglia, quale fulcro della cura, ma spesso amalgama di neurodivergenza condivisa. Il Parent Training Sophia rappresenta una possibilità di orientamento che permette di accompagnare le famiglie nell’aumento della consapevolezza e nella costruzione del proprio progetto di cura, mediante un approccio filosofico e clinico, e quindi in modo multidisciplinare,con il coinvolgimento partecipato di altre figure significative per la famiglia, in una modalità bio-psico-sociale,che vede sempre il contesto, la biologia e le pratiche profondamente embricate.
Le esperienze e le conoscenze di un tecnico, per quanto ampie e profonde, sono distanti e sempre condizionate dal modello scientifico a cui fanno riferimento. Mentre le conoscenze familiari derivano da esperienze vissute, profondamente partecipate e assolutamente incondizionate. È quindi importantissimo per gli operatori dei servizi saper ascoltare e condividere con i familiari conoscenze e strategie terapeutiche.
Peppe Dell’Acqua, 2015
Accompagnare la famiglia alla consapevolezza della propria vulnerabilità è un processo delicato e non sempre attuabile con le attuali terapie standardizzate, spesso riadattate alle varie condizioni e bisogni, soprattutto quando abbiamo a che fare con l’autismo di livello 1 in età adulta, per cui non esistono ancora oggi percorsi universitari e psicoterapeutici dedicati. Lo stesso vale per le condizioni di atipicità dello sviluppo, tra cui troviamo le difficoltà attentive e dell’apprendimento, l’alto potenziale cognitivo e le atipicità dell’umore che attendono azioni correttive negli ambienti di vita e una diversa concezione della fragilità, ma anche un diverso approccio da parte del clinico.
Il libro non vuole essere il proponimento di un cambiamento tout court ma rappresentare un monito a rivedere il sistema partendo da una trasformazione alla visione della cura. Sappiamo infatti che ribaltando le cose ci troveremmo di fronte agli stessi problemi, con saperi e metodiche tesi a schematizzare il nostro essere umani; ciò che invece io auspico con questo mio lavoro è un cambiamento che possa avvenire nel modo di pensare la vulnerabilità, a partire dal sostegno alle famiglie, fino ad arrivare agli ambienti di vita, mettendo in primo le persone e il loro modo di vivere la loro condizione. La mia proposta prende avvio dalla filosofa,ancor prima che dalla clinica, per una maggiore connessione con i bisogni umani e con le domande esistenziali che ne derivano, che spesso non hanno una risposta definitiva ma che attendono una ricerca continua.
Dar senso alle cose è la cifra del nostro essere umani, provare a concepire il non-senso e la contraddizione è lo scopo del testo, senza distinzioni biomediche, ma cogliendo ciò che vive nelle diverse sensibilità, scoprendone il ritmo, la differente sensorialità e spazialità, e la logica spesso altra rispetto a ciò che è atteso per convenzione, per una concezione dell’uomo come essere-nel-mondo che, come tale, non risponde a logiche stringenti, a regolarità, a modalità direttive, ma ad un orizzonte di significatività.
“Da una prospettiva simile una diagnosi può diventare una nuova possibilità di osservazione del dato nel suo carattere di familiarità, come elemento essenziale della condizione umana e come qualità che appartiene già da sempre all’esistenza della persona e della sua famiglia, con cui è opportuno promuovere una nuova dialettica”. Per giungere ad un tale traguardo nella clinica e nella cultura c’è bisogno che si parli il linguaggio della filosofia ed è essenziale tornare a guardare le cose dal punto di vista della vita.
Il presente libro è consigliato a tutte le persone e alle loro famiglie, ai professionisti che operano nelle relazioni di aiuto, agli studenti di psicologia, di medicina e filosofia, agli insegnanti, agli operatori e volontari della vita e in generale a tutte le persone che si sentono coinvolte nei processi di inclusione sociale.
L’autrice: Dott.ssa Loredana Di Adamo.
Filosofa e Psicologa ad orientamento esistenziale e fenomenologico. Laureata in Filosofia Teoretica e in Psicologa Clinica e della Riabilitazione, con Master in Medicina del Benessere. Ha svolto attività di docenza occupandosi di bisogni educativi ed evolutivi speciali. Si è perfezionata nell’ambito dell’autismo e della neurodivergenza, con progetti specifici per il supporto genitoriale e familiare. Si occupa di divulgazione di articoli su riviste specialistiche, tra cui Ágalma di Mimesis.
Prefazione professore Ernesto Venturini. Medico, psichiatra. Collaboratore di Franco Basaglia in Gorizia e Trieste, promotore della riforma psichiatrica; già Direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Imola ed esperto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Dove trovare questo libro
Pagine 148
Formato: 14 x 21
Editore: Negretto
Collana: Cause e affetti
Data di pubblicazione: ottobre 2022
ISBN-13: 978-88-95967-42-4
Prezzo € 14