Il Nichel (Ni) è un metallo presente in piccole quantità nell’organismo ma di cui si conoscono poco le funzioni biologiche: è noto al pubblico per le dermatiti da contatto causate da oggetti di bigiotteria ma anche l’eccesso di assunzione con il cibo dei suoi composti può causare danni alla salute, in particolare danneggiando la mucosa intestinale. E’ presente in molti alimenti di origine vegetale come pomodori e fagioli, in quantità che variano molto in base al terreno di coltura: la fonte alimentare più nociva di nichel è costituita però dai grassi vegetali idrogenati, essendo utilizzato nel loro processo di produzione
E’ presente in molti alimenti di origine vegetale come pomodori e fagioli, in quantità che variano molto in base al terreno di coltura: la fonte alimentare più nociva di nichel è costituita però dai grassi vegetali idrogenati
Il Nichel (simbolo chimico Ni) è un metallo di transizione con caratteristiche fisico-chimiche analoghe ad altri importanti metalli come lo Zinco e il Rame: è ampiamente utilizzato nell’industria (batterie, parti di macchinari, fili, parti elettriche) e anche per la placcatura di oggetti di uso comune.
Quanto nichel si trova nel corpo umano e a cosa serve
Nel corpo umano se ne ritrovano tracce per un totale di circa 1 mg., soprattutto nelle ossa, nel pancreas, nella saliva: le sue funzioni note sono come coenzima per il metabolismo del glucosio, di alcuni ormoni, dei lipidi e delle membrane cellulari. Sembra importante anche per la sintesi di acidi nucleici (DNA, RNA).
Fabbiosgno: quanto nichel si può apportare con la dieta
La sua carenza non è determinata ma è comunque rara: il suo apporto con la dieta è estremamente variabile, solo in parte viene assorbito dall’intestino e diventa biodisponibile solo se legato a piccole molecole organiche (es. aminoacidi, peptidi). Il fabbisogno ipotetico di nichel nell’organismo umano è dell’ordine dei 100 mcg (microgrammi) al dì, mentre oltre i 500/600 mcg al dì per tempi prolungati si sospettano correlazioni con tumori (utero, polmoni), infarto e ictus. L’eccesso di nichel si accumula nel fegato e nei reni (questi ultimi sono deputati alla sua eliminazione).
Altre modalità di esposizione al nichel
Due fonti insospettabili di nichel sono l’acqua del rubinetto e il fumo di sigaretta.
Se le tubature dell’acqua potabile sono in metallo (come le serpentine dei boiler), conviene farla scorrere un po’ prima di versarla nel bicchiere o in pentola, in modo da limitare l’assunzione del nichel.
Il fumo di sigaretta contiene nichel-carbonile, composto altamente nocivo che può contribuire a causare tumori, ictus e infarto.
In quali casi occorre moderare l’ assunzione di nichel
E’ difficile stabilire una regola generale al riguardo: in assenza di adeguati test allergologici o di intolleranze alimentari (o di loro dubbia negatività) si potrebbe essere utile ridurre l’apporto di nichel in caso di
- Fumatori (o ex-fumatori)
- Dermatiti atopiche di origine indeterminata (soprattutto in soggetti di sesso femminile)
- Diete ricche di grassi idrogenati
- Disturbi intestinali (disbiosi, meteorismo, colon irritabile, patologie infiammatorie dell’intestino)
- Indicatori di sofferenza a carico del fegato e dei reni, che potrebbero essere costretti a smaltire un eccesso di tossine da un intestino troppo permeabile a causa del nichel
- Disturbi dell’umore: il nichel, irritando la mucosa intestinale, potrebbe interferire nella produzione di neuropeptidi
- Patologie allergiche, inclusa l’asma
- Sovrappeso e obesità (anche per possibile interferenza sulla produzione di ormoni, inclusa l’insulina)
- Sindromi da malassorbimento
- Gastriti e reflusso gastroesofageo
- Patologie infiammatorie correlabili con disbiosi ed eccessiva permeabilità intestinale
- Artrite (sono in atto studi sulla relazione tra nichel e artrite reumatoide)
Nichel e dermatiti da contatto: un problema femminile
Le dermatiti da nichel sono un classico fenomeno allergico e si stima che il 10% della popolazione femminile ne sia affetta a causa dell’utilizzo di oggetti di bigiotteria. La diagnosi con i test allergologici convenzionali (prick-test) è semplice e affidabile, la terapia primaria consiste nell’evitare gli oggetti incriminati: la dermatite da nichel può essere il campanello di allarme di un accumulo di metallo nell’organismo e su questo dobbiamo intervenire.
Nichel ed equilibrio della flora batterica intestinale
I composti del nichel, in particolare il solfato, può essere causa di irritazione della mucosa intestinale: non essendo possibile effettuare delle misure dirette occorre valutare
- L’apporto di nichel con la dieta attraverso i vegetali di uso più comune (pomodori, fagioli)
- L’utilizzo di grassi vegetali idrogenati: margarine e simili sono prodotte usando il nichel come catalizzatore e sono presenti in gran parte dei prodotti confezionati come alternativa economica rispetto ai grassi vegetali e al burro. Quindi, oltre all’effetto nocivo degli acidi grassi in forma trans- (anziché cis-), questi grassi mettono a dura prova il nostro equilibrio intestinale apportando nichel
- Lo stato della flora batterica intestinale: la flora batterica intestinale simbiotica si contraddistingue per la sua capacità di ‘filtrare’ le sostanze assorbite e di produrre sostanze utili all’organismo che la ospita. Alcuni microrganismi, come la candida, se proliferano eccessivamente, contribuiscono a rendere la mucosa dell’intestino più permeabile e più esposta alle sostanze irritanti (incluso il Nichel).
Quali alimenti contengono nichel
Il nichel è molto diffuso in tutti i prodotti vegetali tra i quali sono da notare pomodori, nocciole, fagioli, lenticchie, piselli, cipolle: le concentrazioni sono variabili e dipendono dal terreno di coltura:
I pomodori coltivati sulle isole (Pachino, Cigliegino) contengono nichel in quantità irrisoria perché la maggiore esposizione delle piante allo iodio inibisce l’assorbimento di nichel dalle radici. Anche le uova contengono nichel, in base al tipo di mangime con cui sono nutrite le galline. Per questo motivo gli esperti di intolleranze alimentari ritengono che gli alimenti contenenti nichel vadano considerati come un’unica ‘categoria’.
Ad esempio può accadere che ai test per le intolleranze effettuati con metodiche differenti (test kinesiologici, DRIA, Alcat-test, ecc…) risultiamo intolleranti ad alimenti diversi (ad esempio al pomodoro e ai grassi idrogenati) che sono accomunati da un elevato contenuto di nichel: questo non dovrà stupirci, ma orienterà verso scelte alimentari tali da contenere l’apporto del nichel con la dieta.
Ci sono delle sostanze in grado di favorire lo smaltimento e la chelazion del nichel?
Alcuni sostanze presenti nella dieta o assunte come integratori possono esserci utili per contrastare i sovraccarichi di nichel, agendo come chelanti oltre che come antiossidanti:
- Vitamina A e C (carote, frutta, alghe)
- Aminoacidi solforati: cisteina e metionina (cipolle, pesce, soya)
- Pectina (mele)
- Germanio (aglio)
Come determinare il contenuto nel nichel all’ interno delll’ organismo?
La determinazione della concentrazione di nichel nel circolo sanguigno non è un metodo affidabile perché molto variabile.
Una misura più accurata può risultare dal mineralogramma del capello, da cui deve risultare un livello inferiore a circa 1 ppm: concentrazioni maggiori potrebbero segnalare che ci sono dei tessuti congestionati dal nichel.
Come ridurre l’apporto di nichel ed attenuarne gli effetti negativi
E’ assolutamente necessario smettere di fumare ed evitare i grassi idrogenati (margarina e simili): bisogna inoltre che sia garantito un adeguato apporto di sostanze antiossidanti, in particolare quelle chelanti sopra citate.
Rispetto alla dieta occorre considerare l’ubiquità di questo metallo nei cibi vegetali (sempre in relazione ai terreni di coltura): pomodori e fagioli sono molto presenti nella nostra alimentazione quindi sarebbe utile astenersene almeno due giorni a settimana.
Bisogna poi evitare le associazioni nello stesso pasto di più di molti cibi contenenti nichel: quindi, oltre ai sopra citati, bisogna tener che contengono nichel :
farina bianca mais lievito artificiale tè cacao uva e vino pere funghi spinaci cavoli carote asparagi
Si può usare il nichel come integratore alimentare?
Il nichel apportato con la dieta può essere utilizzato dall’organismo come catalizzatore enzimatico solo se si trova sotto forma di particolari composti, ovvero legato ad aminoacidi Nell’oligoterapia di Menetriér si utilizza l’associazione Zinco-Nichel-Cobalto gluconati per il riequilibrio del pancreas con proprietà ipoglicemizzanti e digestive: questo tipo di oligoelementi catalitici si trovano facilmente in commercio sotto forma di fiale.
Attualmente si ritengono molto utili i metalli oxiprolinati, incluso il nichel: quindi anche questo oligoelemento può essere usato anche come integratore nelle forme prontamente biodisponibili, cioè utilizzabili dalle cellule, senza timore di reazioni avverse.
autore: Alessandro Soldano
Fonti:
- R.De Magistris, B.Ciaramella – Nutrienti e malattie cronico-degenerative
- Guna Editore (2000)
- C.Luoni – A.G.Traverso – Il farmaco che ogni giorno assumiamo: Il Cibo
- M.I.R. Edizioni (2006)
- L.Wilson – Equilibrio nutrizionale e analisi minerale tissutale – SINAI
- Edizioni (1995)
- B.Brigo – Oligoelementi e Litoterapici nella pratica clinica – Tecniche
- nuove (1999)