Cruelty free: “senza crudeltà” cosa significa? E la sua relazione con la nostra salute e spiritualità
La maggior parte delle persone quando è a tavola non pensa molto a ciò che sta mangiando e/o come si sta nutrendo, né come ha avuto origine ciò che ha nel piatto. Semplicemente si nutre meccanicamente, a volte persino sovrappensiero immerse ognuno nei propri drammi e nelle proprie ossessioni.
Tuttavia a fronte di una vasta maggioranza in continuo incremento di mangiatori meccanici o distratti esiste un numero egualmente in crescita di persone consapevoli che fanno delle scelte basate su criteri salutistici, etico/ambientali e così entriamo nel mondo di vegetariani, vegani e fruttariani le categorie più note di mangiatori consapevoli e più generalmente caliamoci nel mondo del cruelty free, movimento in continua crescita rispetto ai decenni passati a volte complementare con l’Ecologia conservazionistica altre volte del tutto svincolato.
L’ importanza del cruelty free come stile di vita
Non esiste una definizione univoca di vegetariani, vegani e fruttariani che sono per altro movimenti che imbracciano il concetto di cruelty free.
Il vegetarianismo dall’inglese vegetarianism è un movimento socio-filosofico correlato a stile di vita che vieta il consumo di carne oltre che qualsiasi sfruttamento cruento degli animali, ma ammette il consumo di prodotti derivati dagli animali come ad esempio latte, miele e uova purché non associati ad uccisioni/violenze (in quest’ottica ad esempio è consentito l’uso della lana perché non deriva dall’ uccisione degli animali, ma è vietato l’uso di pellicce o pelli derivate da uccisione). L’utilizzo di formaggi pur se non vietato è relegato a quelli ottenuti con caglio di origine artificiale, micotico o batterico, mentre è vietato il nutrirsi di formaggi realizzati con caglio derivante da abomaso (stomaco di ruminanti come gli agnelli) perciò generalmente sono esclusi i formaggi DOP come Grana Padano etc. I prodotti fruibili per vegetariani sono in molti paesi segnati con marchio suitable for vegetarians/ists (adatto a vegetariani).
Le origini di tale movimento sono da ricercarsi all’inizio di un pensiero ecologico sul finir del XX secolo, ma solo da dopo gli anni 70 del novecento ha preso piede e si è ben strutturato con milioni di praticanti in tutti i continenti.
Tale movimento ha da sempre mantenuto una linea cruelty free, mantenendo il concetto di senza crueltà e obbiettando contro ogni atto crudele e insensato verso gli animali e di conseguenza anche l’ambiente.
L’argomento è tuttora controverso, così come controversa è l’affinità con religioni orientali come Sikhismo, Buddhismo, Giainismo e Induismo che pur prevedendo un forte rispetto per almeno alcuni animali non mantiene una linea cruelty free, nel caso del giainismo vieta espressamente qualsiasi forma di utilizzazione anche non cruenta.
Il Veganismo dall’inglese veganism è un movimento socio-filosofico correlato a pratiche alimentari sorto autonomamente dal vegetarianismo nel 1944 ad opera dei filosofi britannici Elsie Shrigley e Donald Watson. Il movimento oramai seguito da milioni di persone in tutti i continenti, specialmente in Europa e Nord America vieta l’uso assoluto di prodotti di origine animale anche ottenuti senza metodi esiziali poiché comunque associati a uno sfruttamento degli stessi per cui un vegano non si nutre di latticini, miele etc e non indossa prodotti animali neppure lana oltre a non tollerare lo sfruttamento o utilizzo degli stessi in ambito agricolo, urbano, intrattenitivo (circhi, delfinari, terrari, acquari e zoo) o tantomeno sperimentativo.
L’alimentazione di un vegano è perciò totalmente centrata su elementi di origine vegetale, micotica o batterica quindi in totale linea con il cruelty free.
La correlazione con le religioni orientali sul cruelty free è controversa, ma senza alcun dubbio vi è un forte legame o almeno similitudine con il giainismo che vieta qualsiasi sfruttamento di animale e di nutrirsi di qualsiasi prodotto di origine animale.
Una particolare branca del veganismo è il crudiveganismo sorta dopo gli anni 70 del novecento che si basa sul nutrirsi prettamente di vegetali crudi o comunque non sottoposti a cotture superiori ai 42°.
Il crudiveganismo è ampiamente diffuso in seno al veganismo in tutto il globo. I prodotti fruibili per vegani possono avere il marchio Suitable for vegans/ists (adatto ai vegani).
Il Fruttarismo o meglio fruttarianismo dall’inglese fruitarianism infine è un movimento socio-filosofico correlato a stile di vita che vieta di nutrirsi di qualsiasi cosa che non sia appunto frutta, si tratta di una versione del veganismo sorta solo dopo gli anni 70 del novecento e conta alcuni praticanti sparsi su tutti i continenti.
In alcuni paesi esiste un marchio sugli alimenti per loro fruibili che riporta suitable for fruitarians/ists (adatto ai fruttariani).
Cruelty free e religione: il concetto di “senza crudeltà” a livello spirituale
La posizione delle religioni del globo sul cruelty free e su questi movimenti non è univoca, ma al contrario varia anche e molto all’interno della stessa passando dal rifiuto assoluto all’approvazione assoluta con tutte le sfumature intermedie, proviamo qui a fare un elenco:
- *Buddhismo: Il Buddhismo è diviso in tantissime correnti e ognuna ha proprie visioni ergo è impossibile anche solo provare a dare visione unitaria, ma le posizioni oscillano tra approvazione teorica, approvazione pratica al disprezzo o divieto rituale, generalmente i buddhisti invitano alla moderazione, ma essendo religione che ha come fine escatologico l’annichilimento dell’io è possibile una maggior tolleranza verso tali stili alimentari in fondo personali
- *Taoismo: Il Vegetarianismo è approvato, ma non prescritto ritualmente.
- *Confucianesimo: Il Confucianesimo approva il Vegetarianismo e il Veganismo limitandolo però a particolari momenti della vita, quelli maggiormente dedicati alla contemplazione e alla introspezione, il fruttarianismo è disapprovato se non in situazioni appunto di ascesi.
- *Induismo: Nell’induismo vige un divieto rituale di nutrirsi di carni di varie specie animali,
- *Sikhismo: Il Sikhismo è intrinsecamente vegetariano dato l’assoluto divieto rituale di nutrirsi di carne.
- *Giainismo: Il giainismo è intrinsecamente legato al vegetarianismo e al veganismo per il divieto rituale di nutrirsi di carne o di prodotti derivati dallo sfruttamento anche minimo di animali, approvando quindi il concetto di cruelty free.
- *Shintoismo: Lo Shintoismo in quanto religione senza aldilà vede con sospetto limitazioni ai piaceri terreni e quindi generalmente disapprova o ignora tali scelte alimentari pur senza divieti rituali.
- *Islam: Il profeta Muhammad (Maometto) in molti passi del Corano mostra pietà e rispetto per gli animali e il vegetarianismo è spesso incoraggiato, ma non vi è alcun imposizione rituale ergo viene lasciata libertà di coscienza sul seguire il concetto del cruelty free o meno.
- *Ebraismo: Nel’ebraismo molti passi della Thorah (il Testo Sacro) invitano all’alimentazione vegetariana e molti rabbini sostengono che sia il fine ultimo della morale ebraica, ma non esiste alcun divieto o imposizione rituale ergo è lasciata libertà di coscienza per l’accettazione del cruelty free.
- *Cristianesimo: Non esiste neanche lontanamente una visione unitaria nel Cristianesimo su tale argomento … le posizioni variano totalmente e diametralmente alcuni considerano vegetarianismo e ancor peggio veganismo e fruttarianismo come disordini alimentari o blande adesioni a messaggio di tipo massonico/teosofico per tanto li condannano con divieto rituale (Quaccheri, Mormoni, Veterocattolici, Ortodossi, frange estreme del Cattolicesimo), ma la maggior parte delle diramazioni del cristianesimo lasciano libertà di coscienza sul cruelty free.
- *Wicca: La Wicca si prefigge lo scopo di un’armonizzazione magica con la Natura e il Creato in tale ottica il vegetarianismo, veganismo e fruttarismo sono accettate, ma non prescritte né esplicitamente incoraggiate, anche qui viene lasciata libertà di coscienza.
Cruelty free life, ambiente e biologia umana
Indubbiamente arriva ora il momento di analizzare in dettaglio l’impatto che può avere la vita vegetariana/vegana/fruttariana sull’ambiente e sulla salute umana… le risposte sono contrastanti e lascio a voi qualsiasi considerazione finale.
L’allevamento intensivo di animali da macello: è una delle cause principali della deforestazione del pianeta
Per quanto concerne l’ambiente di certo è noto come l’allevamento di animali sia la seconda causa principale di deforestazione nel pianeta e la seconda causa di spreco di risorse idriche e d’inquinamento da steroidi e feci che favorisce l’eutrofizzazione di fiumi, laghi e mari.
Inoltre l’allevamento porta spesso conflitto tra allevatori e grandi predatori con declino di questi ultimi e conseguente collasso d’interi ecosistemi. Non secondario è anche il forte rischio di sviluppo di malattie anche aggressive verso l’uomo per colpa del salto della barriera specie specifica legata principalmente a promiscuità tra animali d’allevamento, animali selvatici e uomini, l’Influenza aviaria, suina, la SARS e persino l’ebola han radice in ciò.
Dunque dato la grande nocività dell’allevamento per l’ambiente si potrebbe dedurre che una dieta vegetariana/vegana/fruttariana sia non solo ecocompatibile, ma addirittura incoraggiabile.
Tuttavia in molti fanno notare come l’agricoltura sia la prima causa mondiale di deforestazione, consumo delle risorse idriche, persecuzione di specie native, povertà e degrado sociale, malattie e inquinamento da run off ossia acque di risulta corrotte da fitofarmaci e azoto che causano eutrofizzazione su larga scala e sono le principali responsabili della formazione di zone morte (dead zones) negli oceani.
In verità sia per allevamento che per agricoltura dipende molto da come vengano usati i territori convertiti a ciò ad esempio un allevamento o agricoltura estensiva mantiene biodiversità nativa e copertura forestale, mentre un allevamento o agricoltura intensiva distrugge totalmente la biodiversità e viola anche il concetto di cruelty free; Il dilemma è ben lungi dal risolversi e ognuno permane nella sua posizione. Per quanto concerne il benessere animale è indubbio che l’allevamento non lo favorisca, ma almeno per certe specie può essere una risorsa, è infatti noto come l’allevamento di coccodrilli, serpenti, alligatori e caimani per fine pellettiero pur se alquanto discutibile e di certo da stigmatizzare previene comunque il prelievo in natura che storicamente è stata un’importante e insidiosa causa di declino di questi ultimi.
In Italia l’allevamento estensivo è alla base della sopravvivenza dell’Ululone appenninico (Bombina pachypus) una rara specie di anfibio simile a rospo con ventre giallo che popola i fontanili e gli abbeveratoi dell’Appennino in rarefazione proprio per l’abbandono della pastorizia e conseguentemente dei fontanili e abbeveratoi.
Essere umano onnivoro? Carnivoro o Erbivoro? La relazione tra dieta e salute
Il concetto di cruelty free è molto importante, tuttavia una domanda apparentemente semplice in realtà complessa ossia L’essere umano ossia l’Homo sapiens sapiens che regime alimentare avrebbe in natura?
Difficile rispondere sia per le stratificazioni culturali di millenni sia perché non ci sono specie simili a noi nel pianeta che ci possono dare qualche indicazione, tuttavia è bene notare che:
Le scimmie antropomorfe di cui noi facciamo parte, sono o totalmente erbivore/frugivore (Oranghi, Gorilla e Gibboni) o eminentemente erbivori ma con integrazione di carne persino di altre piccole scimmie (Scimpanzé e Bonobo). Analizzando l’anatomia di un essere umano, possiamo notare che la dentizione presenta quasi tutti molari con solo alcuni canini e incisivi il che denota una dieta eminentemente erbivora, l’intestino inoltre è lungo e a forma di spirale come nelle specie erbivore (nei carnivori è corto e a forma di S), la saliva è basica e non acida come nei carnivori e non sono presenti artigli rigidi che ci consentirebbero di cacciare in condizioni di naturalità, quindi è escluso che l’essere umano sia un puro carnivoro, nondimeno è anche escluso che sia un puro erbivoro poiché i puri erbivori hanno stomaco tripartito utile per piano piano ruminare il materiale vegetale onde assorbirne nutrienti e spedire nell’intestino solo fibre e non materiale che possa causare blocchi, dunque l’umano ricade nella categoria degli onnivori con però eminenza di dieta vegetale così come gli Scimpanzé e i Bonobo.
Cruelty free, le conclusioni
Per poter trarre delle conclusioni sul concetto cruelty free, è necessario valutare valutare se stessi e cercare di capire di cosa si abbia bisogno o meno poiché il nostro corpo parla e noi abbiamo il diritto e il dovere di ascoltarlo ma anche di rispettare ogni forma di vita e garantire ad esse il nostro stesso diritto.
Cruelty free significato: ma cosa significa?: autore: redazione