Il concetto di poter vivere una vita senza plastica non è un fenomeno nuovo, ma ha ultimamente l’attenzione e lo slancio negli ultimi anni, con la crescita della consapevolezza degli effetti dannosi, dell’inquinamento da plastica. La produzione di plastica è iniziata all’inizio del XX secolo, con l’invenzione di polimeri sintetici come la bachelite nel 1907. Tuttavia, è stato nel secondo dopoguerra che il consumo di plastica è salito alle stelle, spinto dalla sua versatilità, economicità e convenienza.
Lo stile di vita plastic free
Plastic-free si riferisce a uno stile di vita o a un approccio in cui gli individui scelgono consapevolmente di ridurre al minimo o eliminare l’uso di prodotti in plastica nella loro vita quotidiana. Si tratta di decidere consapevolmente di optare per alternative alla plastica monouso, come materiali riutilizzabili o biodegradabili. Lo scopo è ridurre il consumo di plastica e il suo impatto negativo sull’ambiente, sulla salute umana e sugli ecosistemi.
Nel corso degli anni, il movimento “plastic-free” ha acquisito un’importanza significativa, con l’adozione di pratiche “plastic-free” in vari aspetti della propria vita. Dall’utilizzo di borse della spesa e bottiglie d’acqua riutilizzabili alla scelta di prodotti con imballaggi ridotti al minimo, le persone stanno trovando modi creativi per ridurre la loro impronta di plastica.
L’importanza della sostenibilità ambientale
La popolarità della plastica è aumentata a dismisura grazie alla sua presenza in vari aspetti della vita quotidiana, dagli imballaggi ai beni di consumo, dall’edilizia, all’assistenza sanitaria. Tuttavia, le conseguenze indesiderate di questa rivoluzione della plastica sono diventate evidenti nel tempo. La sua durata e resistenza, la fanno persistere nell’ambiente per centinaia di anni, portando all’accumulo di molti rifiuti plastici e all’inquinamento in discariche, corpi idrici e persino in aree naturali remote.
Il movimento plastic-free è emerso come risposta a queste preoccupazioni ambientali e alla consapevolezza che dobbiamo ridurre la nostra dipendenza dalla plastica per proteggere il pianeta.
Individui, organizzazioni e governi hanno iniziato a promuovere alternative alla plastica monouso, a sostenere pratiche sostenibili e a sensibilizzare sulle conseguenze dell’inquinamento da plastica.
L’inquinamento da plastica sta devastando il nostro bellissimo pianeta
Riducendo il suo consumo, possiamo avere un impatto positivo significativo sull’ambiente. I rifiuti di plastica finiscono spesso nei nostri oceani, danneggiando la vita marina e i delicati ecosistemi.
Scegliendo alternative riutilizzabili
come borse di stoffa e bottiglie in acciaio inossidabile, possiamo evitare che i rifiuti di plastica finiscano nei nostri corsi d’acqua e contribuire a proteggere la biodiversità marina.
Inoltre l’industria della plastica dipende in larga misura dai combustibili fossili, che contribuiscono alle emissioni di gas serra e ai cambiamenti climatici. Riducendo il nostro consumo di plastica, possiamo fare un passo avanti per mitigare queste sfide ambientali. Inoltre, abbracciare uno stile di vita senza plastica ci incoraggia a concentrarci sulla riduzione dei rifiuti e sul riciclaggio.
Optare per prodotti con imballaggi minimi e scegliendo le varie opzioni riutilizzabili, non solo si riducono i rifiuti, ma fa anche risparmiare altre risorse, energia e denaro nel lungo periodo.
L’impatto sulla salute: sostanze chimiche e microplastica
La plastica contiene sostanze chimiche nocive come il bisfenolo A (BPA) e gli ftalati, che possono penetrare negli alimenti e nelle bevande, con potenziali rischi per la nostra salute. Scegliendo alternative prive di plastica, possiamo ridurre al minimo la nostra esposizione a queste tossine e promuovere uno stile di vita più sano. I contenitori in acciaio inossidabile, vetro e bambù offrono alternative sicure ed ecologiche per la conservazione di cibi e bevande, garantendo, che ciò che consumiamo, rimanga privo di sostanze nocive.
Inoltre un altro fattore da tenere ben presente è il problema creato dalla microplastica. Questo fenomeno origina dal lento degrado dei rifiuti di plastica abbandonati, che soccombono alle forze implacabili della luce solare, del calore e dell’inesorabile passare del tempo. Le onde si infrangono sulle coste di plastica e i venti portano i sussurri dell’erosione, frammentando questi pezzi in frammenti sempre più piccoli. Ma non è tutto: anche l’ingegno umano fa la sua parte. Le microplastiche fabbricate ad hoc, come le minuscole perline che si trovano nei nostri cosmetici, entrano nell’ambiente con uno scopo tutto loro. E non dimentichiamoci degli umili tessuti che indossiamo, le cui fibre sintetiche svolazzano via a ogni utilizzo, unendosi al grande arazzo di microplastiche nei nostri fiumi, laghi e oceani.
Studi recenti hanno collegato l’ingestione di microplastiche a potenziali danni, tra cui infiammazioni, problemi gastrointestinali e persino danni agli organi vitali. Poiché queste particelle insidiose si fanno strada nel cibo, nell’acqua e persino nell’aria che respiriamo, le conseguenze non possono essere ignorate.