Nell’ambiente e negli alimenti sono presenti sostanze tossiche simil-estrogeniche (xenoestrogeni): esse possono provocare tumori di mammella, utero, ovaie, prostata e testicoli e possono essere responsabili di infertilità maschile ed endometriosi.
Ma quanto influiscono gli xenoestrogeni sulla nostra affettività e sessualità?
Nei mesi scorsi, su ‘La Gazzetta di Parma’ , in riferimento ad un articolo apparso sulla rivista Chemical Research in Toxicology, veniva segnalata la possibile tossicità di un additivo, il 4-esilresorcinolo, utilizzato come antiossidante per mantenere vivace il colore dei gamberetti.
Il problema degli xenoestrogeni
La caratteristica di questo additivo è di legarsi ai recettori per gli estrogeni.
Nell’ambiente, e negli alimenti in particolare, sono presenti numerose sostanze che mimano l’azione degli estrogeni, dette quindi xenoestrogeni: ad esse si attribuisce l’aumento esponenziale, negli ultimi decenni, di tumori ormono-correlati che colpiscono la mammella, l’utero, la prostata e i testicoli.
Quali sono gli xenoestrogeni e dove si trovano?
Il caso dei gamberetti è quindi significativo se inquadrato nella problematica generale che riguarda la contaminazione ambientale da parte di sostanze estrogeniche.
Nello stesso articolo citato viene sospettato di legarsi agli estrogeni anche l’additivo E310 propile-gallato, utilizzato come antiossidante per sughi di carne, minestre confezionate, margarine: esso può provocare anche reazioni allergiche ed è da evitare in caso di asma e negli allergici ai salicilati (aspirina).
Altri xenoestrogeni molto diffusi sono:
- DDT: il percorso del DDT parte dagli Stati Uniti che lo inviano nei paesi del terzo mondo i quali lo usano nelle coltivazioni vegetali. La produzione agricola di questi paesi viene inviata nei supermercati dei paesi occidentali
- Nonylphenolo:contenuto nei detersivi industriali, insetticidi e prodotti di cura personali
- Bisphenolo: ceduto dalle bottiglie di plastica, dalle bottiglie di polycarbonato e dai contenitori di plastica. E’ inoltre presente nei cibi inscatolati
- Alkylphenolo: prodotto di degradazione di detersivi
- Carne di manzo, pollo e maiale: gli xenoestrogeni vengono usati normalmente per ingrassare gli animali e farli crescere rapidamente, oltre per determinare in loro una ritenzione idrica ed aumentarne il peso.
- Paraben Metile: presenti in lozioni e gel cosmetici. Quando somministrato oralmente il paraben metile viene inattivato ma la sua somministrazione per via transcutanea comporta una stimolazione simil-estrogenica sull’endometrio
- Atrazina: è un noto diserbante, largamente utilizzato in agricoltura
- Benzophenone-3, homosalate 4-metile-benzylidene, octyl-methoxycinnamate ed octyl-dimetile-PABA: presenti nei protettori solari, rossetti e cosmetica facciale.
Anche l’utilizzo della pillola anticoncezionale e della terapia ormonale sostitutiva in menopausa comporta una ricaduta sull’ambiente: queste sostanze ormonali vengono eliminate con le urine, quindi, attraverso gli scarichi fognari, entrano nel ciclo dell’acqua e, di conseguenza, anche nella catena alimentare.
Quali patologie sono attribuibili agli xenoestrogeni
Gli xenoestrogeni manifestano i loro effetti deleteri su tutti i tessuti che possiedono recettori per gli estrogeni.
In particolare agli xenoestrogeni sono attribuiti le seguenti patologie:
- numerosi tumori sensibili agli ormoni: mammella, utero, ovaie, prostata, testicoli
- endometriosi: è una patologia che colpisce donne tra i 20 e i 40 anni interessando il 15% delle donne in età fertile e il 50% donne delle infertili in tutto il mondo industrializzato. L’endometriosi è caratterizzata da sintomatologia dolorosa in seguito alla crescita incontrollata di tessuto endometriale (caratteristico della superficie dell’utero) al di fuori del distretto uterino, ad esempio nell’intestino.
- infertilità maschile: le sostanze simil-estrogeniche, legandosi a recettori presenti anche nell’apparato riproduttivo maschile, riducono la spermatogenesi e quindi la fertilità.
E gli effetti psico-comportamentali?
Sappiamo che gli ormoni, maschili piuttosto che femminili, influiscono notevolmente sul comportamento e sull’atteggiamento psichico delle persone, in particolare in relazione all’affettività e alla sessualità.
Senza negare l’importanza dei fattori acquisiti culturalmente, non si può quindi negare che la presenza nell’ambiente e l’assunzione tramite gli alimenti di quantità rilevanti di sostanze in grado di mimare l’effetto degli estrogeni possa aver contribuito ai cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni nell’espressione della sessualità da parte di uomini e donne.
Il caso del gamberetto deve quindi farci riflettere sulla correlazione non solo tra alimenti e malattia, ma anche tra ciò che mangiamo e quello che siamo o pensiamo di essere, chi amiamo e come.
L’inquinamento ambientale e la contaminazione degli alimenti costituiscono un’emergenza per la loro ricaduta sulla salute di corpo e mente: l’adozione di misure atte al contenimento del danno sull’ambiente non può essere rimandata, rimanendo in attesa di conferme ‘scientifiche’ di nocività che arrivano sempre quando il danno è già compiuto.
Speriamo con i nostri articoli, di contribuire ad una maggiore consapevolezza sui rischi che corriamo.
Notizie tratte da La Gazzetta di Parma del 27 aprile 2009
Alessandro Soldano