I fabbisogni energetici e nutrizionali richiesti per coloro che stanno attraversando la terza età. E i consigli da adottare per non incorrere in carenze di vitamine o oligoelementi, nel terzo articolo della serie dedicata alla corretta alimentazione degli anziani.

Fabbisogni in nutrienti ed energia in età geriatrica: Terza parte

Acqua

L’acqua corporea totale diminuisce con l’invecchiamento in relazione alla diminuzione della massa magra. d’altro canto, la soglia di percezione della sete è più alta, il potere di concentrazione delle urine da parte del rene è diminuito. Conseguentemente l’eliminazione delle scorie necessita di una maggiore quota di acqua. L’anziano quindi ha bisogno di bere ancora più di quanto possa necessitare un adulto.

Energia

Il dispendio energetico si riduce con l’età, a partire dai 50-60 anni. Infatti:

  • Il MB ( metabolismo basale ) si riduce in relazione alla diminuzione della massa metabolicamente attiva (massa magra).
  • Il minor fabbisogno energetico dell’anziano rispetto all’adulto è da attribuire, per la quota maggiore, alla minore attività fisica.

E’ da notare comunque che in caso di talune situazioni patologiche il fabbisogno energetico cresce in relazione ad una situazione di ipercatabolismo ed il MB aumenta di 1,5-2 volte.

I Carboidrati e grassi

Il bilanciamento delle calorie derivanti da carboidrati e grassi rimane sostanzialmente invariato nell’età senile. Tenuto conto di quanto esposto in precedenza sulla minore tolleranza al glucosio nell’anziano, è importante che gli zuccheri vengano forniti sopratutto sotto forma di carboidrati complessi. Esclusi i casi di ipercolesterolemia conclamata, negli anziani non vi sono raccomandazioni generali alla riduzione dei grassi nella dieta. Anzi, esistono degli studi che correlano un grado di mortalità decisamente maggiore in soggetti anziani con livelli di colesterolo molto bassi nel plasma sanguigno rispetto a soggetti con alti livelli di colesterolo nel sangue. ( si veda ad esempio Verdery RB, Godberg AP: hypercholesterolemia as a predictor of death: a prospective study of 224 nursing home residents. journal of Gerontology 46: M84, 1991 )

Le Proteine

Le linee guida per l’alimentazione dell’anziano in Italia prevedono un apporto giornaliero di 0,75 g/Kg. D’altra parte nell’età avanzata si verifica una diminuzione nell’efficienza dei processi di assorbimento e metabolici. Anche per questo motivo, alcuni autori suggeriscono invece apporti giornalieri decisamente più alti: 1-1,25 g/Kg.

Nella scelta delle proteine andranno privilegiate quelle a più alto valore biologico ( quindi uova,pesce,carni bianche,latticini). E’ importante sottolineare un aspetto: la quota di proteine che si introduce con l’alimentazione può essere utilizzata efficacemente dall’organismo soltanto se accompagnata da un apporto energetico adeguato sotto forma di carboidrati, in caso contrario l’organismo assimila molto scarsamente le proteine. Il rapporto carboidrati/proteine in g/die deve essere superiore a 2,5.

In caso di stress, anche l’apporto proteico deve essere aumentato adeguatamente, sopratutto se il soggetto già in precedenza presentava malnutrizione , fino a 1,5-2 g/Kg/die, compatibilmente con la funzionalità renale ( nei pazienti con funzionalità renale compromessa non si può aumentare di molto la quota proteica alimentare ). In questi casi è stata dimostrata l’efficacia della supplementazione con glutammina. La glutammina è infatti il substrato energetico preferito da cellule a rapido turnover ( sistema immunitario, fibroblasti, enetrociti ) e si è osservato che vi è una correlazione tra concentrazione di glutamina nella fibra muscolare e sintesi proteica.

Le Vitamine

C’è da notare che il soggetto anziano, anche se residente al proprio domicilio, è a rischio per la carenza di vitamine. nelle diverse indagini epidemiologiche compiute ès tata riscontrata la carenza nei livelli ematici di vitamine del gruppo B,C,D ed E. Tale carenza è da attribuirsi più che al ridotto apporto basale con gli alimenti, ad un aumento dei fabbisogni in caso di stress acuti ( infezioni,interventi chirurgici ecc. ) o cronici (patologie digestive, alcolismo ecc. ) o ad interferenze con la somministrazione di farmaci. Le carenze vitaminiche, spesso non clinicamente rilevabili, sono state associate, nell’anziano, ad anoressia, alterazioni dello stato cognitivo, sindromi depressive, osteoporosi, anemizzazione e deficit immunitario.

Gli Oligoelementi e sali minerali

Calcio

La perdita di calcio è comune nell’anziano, è secondaria alla demineralizzazione ossea responsabile dell’osteoporosi ed è aggravata da apporti alimentari bassi (<500mg/die), da una ridotta sintesi di vitamina D ( la vitamina responsabile della fissazione del calcio nell’osso ), da un ridotto assorbimento di fosforo. Molti studi hanno inoltre rilevato una correlazione inversa tra pressione arteriosa e apporti di calcio nell’organismo. (bassi apporti danno pressione più elevata ).

Magnesio

Gli apporti alimentari sono spesso bassi sopratutto negli anziani istituzionalizzati. inoltre anche il ridotto assorbimento intestinale, l’insulinoresistenza e l’aumentata eliminazione renale ( legata spesso alla somministrazione di diuretici, corticosteroidi e neurolettici ) favoriscono stati carenziali.

Sodio e potassio

l’elevata prevalenza di ipertensione arteriosa nell’età geriatrica e di problemi cardio e cerebrovascolari, impongono agli anziani, ancor più che ad altre classi di età, una moderazione nel consumo di sale (sodio). Per quanto riguarda il potassio, esiste una correlazione inversa tra aumento della pressione arteriosa e escrezione urinaria di potassio, come accennato anche più sopra nell’articolo. Per cui, più potassio si elimina dal corpo e più sale la pressione. E quindi meno potassio si assume con l’alimentazione e più la pressione del sangue aumenta. ( alcuni alimenti comuni molto ricchi di potassio sono le banane,il cocomero, pistacchi (non salati),castagne,prugne secche,albicocche, mandorle,datteri, prezzemolo,basilico ). Quando scegliete alimenti che contengono potassio, assicuratevi però sia di non salarli e sia di non mangiare assieme ad essi altri alimenti che contengono molto sodio come ad esempio i salumi, formaggi stagionati, olive in barattolo, tonno o sgombro sott’olio…), altrimenti non avrete nessun beneficio dall’alimento ricco di potassio ! Quello che conta per la pressione è il rapporto sodio-potassio, deve essere a favore del potassio.

Ferro

La carenza di ferro negli anziani non è frequente. uno stato di anemia nell’anziano è spesso da far risalire alla contemporanea presenza di una affezione cronica.

Zinco

Frequentemente gli apporti alimentari di zinco sono risultati carenti nell’anziano in relazione sopratutto alla ridotta assunzione di proteine animali, al ridotto assorbimento intestinale, all’aumento delle perdite nel corso di malattie o di trattamenti farmacologici. Lo zinco è un minerale chiave per l’anziano in quanto interviene nella modulazione della funzione gustativa, e bassi livelli nel sangue sono stati correlati a deficit immunitari o dello stato cognitivo. E’ importante nella funzione gustativa in quanto una sua carenza nell’organismo riduce il funzionamento delle papille gustative e dei sensori del gusto che si trovano nella bocca. Nell’anziano tali sensori sono già depotenziati per via dell’invecchiamento dei tessuti e della scarsa efficienza delle cellule, per cui se vi si aggiunge anche la carenza di zinco sentire realmente i sapori in un piatto sarà molto difficoltoso da parte dell’anziano, che cercherà magari di sopperire alla assenza di gusto aggiungendo sale o zucchero a seconda del piatto in questione.

Cromo

Il fabbisogno aumenta con l’età e spesso gli apporti alimentari sono risultati insufficienti esponendo l’anziano al rischio di alterazioni del metabolismo glucidico ( il cromo interviene come cofattore insulinico e nell’aumentare la sensibilità all’insulina ai recettori periferici ).

Selenio

Ha un ruolo importante nella protezione dallo stress ossidativo associato all’invecchiamento. Nelle diverse indagini compiute nella popolazione anziana gli apporti alimentari sono risultati spesso insufficienti, sopratutto in caso di anziani istituzionalizzati. il livello di assunzione raccomandato è di 55 microgrammi/die.

Fibra alimentare

Si deve tener conto che nell’anziano i casi di stipsi sono più frequenti che nell’adulto o nel giovane, per cui una buona dose di fibra alimentare è sempre auspicabile. D’altro canto, va tenuto conto anche del fatto che l’anziano è più soggetto a perdita di nutrienti dall’organismo per tutti i motivi esposti in precedenza. per cui un equilibrio e una somministrazione maggiore o minore di fibra a seconda dell’individuo anziano in questione appare la soluzione più opportuna ( se un anziano non ha alcun problema di stipsi è meglio limitare la dose di fibra alimentare e non eccedere in alimenti ricchi di fibre se. Sempre e ad ogni pasto)

Autore: Gianpaolo Usai

Autore

Lo staff di naturopataonline.org