Per quanto sia arbitrario collegare il cosiddetto “invecchiamento” o senescenza ad una precisa età anagrafica, per lo più si considera il limite dei 65 anni come inizio convenzionale della senilità.
E’ innegabile, tuttavia, che mediamente tra i 40 e i 60 anni anni di età compaiono modificazioni obiettive della composizione e della funzionalità corporea ( diminuzione del tessuto muscolare, aumento della massa grassa, indebolimento della vista, dell’udito e di altri organi e sistemi ).
Alimentazione corretta nella terza età e suggerimenti utili: Prima parte
Nell’impossibilità di individuare una età precisa in cui si passa alla terza e anche alla quarta età, possiamo però in maniera grossolana distinguere due tipologie di anziano: l’anziano anagrafico e l’anziano biologico “fragile”, per i quali l’approccio nutrizionale è sostanzialmente diverso.
L’anziano anagrafico è un soggetto che ha superato l’artificiosa barriera previdenziale dei 65 anni e che di fatto spesso in nulla si distingue da un soggetto di 50-60 anni in termini di salute. In questo caso l’alimentazione avrà come scopo quello di favorire un “succesful aging” tenendo conto dei cambiamenti fisiologici che accompagnano i fenomeni dell’invecchiamento. Un’alimentazione corretta, in grado di assicurare un adeguato apporto di energia e nutrienti, può infatti condizionare in maniera positiva l’andamento dell’invecchiamento attraverso il mantenimento di una buona efficienza delle funzioni cognitive e di un discreto livello di attività fisica ed autonomia.
Nel caso dell’anziano biologico ci troveremo di fronte ad un anziano, spesso oltre i 75 anni di età, affetto da multipatologie, con deterioramento cognitivo già avviato e perdita dei livelli di autonomia. L’anziano biologico deve per tale motivo spesso fare ricorso a ricoveri o ad una assistenza familiare e/o domiciliare. Questa fragilità è spesso accompagnata e aggravata da una malnutrizione per difetto.
La Composizione corporea
Nella terza età si verifica la progressiva perdita di massa magra (muscolo), ed un incremento della massa grassa. tale andamento si modifica al di là dei 75-80 anni: il decremento della massa magra si accentua, seguito questa volta dalla riduzione anche delle massa grassa. Una riduzione meno marcata si ha nella donna, in relazione al minor quantitativo dimassa magra ed ai cambiamenti meno importanti nell’attività fisica che avvengono con l’età geriatrica nel sesso femminile rispetto al sesso maschile.
La riduzione della massa magra dipende sopratutto dal progressivo disuso, con il passare degli anni, dell’apparato muscolare e dall’alterazione del metabolismo proteico muscolare ( diminuisce la sintesi di nuove proteine nel muscolo dell’anziano ). La sarcopenia, riduzione della massa muscolare scheletrica, fisiologica e progressiva dell’età geriatrica, è correlata ad un aumento della disabilità fisica e del rischio di cadute, alla riduzione del metabolismo basale, della densità ossea, della sensibilità all’insulina e della capacità aerobica. Durante l’età geriatrica la massa grassa adiposa tende a redistribuirsi, accumulandosi sul tronco e intorno agli organi dell’addome. Ciò è stato associato da alcuni studiosi allamaggiore incidenza, con il passare degli anni, di malattie dismetaboliche ( diabete, ipertensione ), cardiovascolari ( infarto, ictus ) e neoplastiche ( tumori ). Anche l’acqua totale corporea diminuisce ed in particolare diminuisce l’acqua intracellulare. Tale riduzione è una conseguenza della riduzione della massa magra, alla quale l’acqua intracellulare è legata.
Le alterazioni metaboliche
l’invecchiamento comporta anche un’alterazione della tolleranza al glucosio a causa della progressiva insulinoresistenza post-recettoriale ( legata sopratutto alla centralizzazione e internalizzazione della massa grassa ed alla riduzione della quota di fibre muscolari che utilizzano prevalentemente la glicolisi per la sintesi di ATP ), della riduzione dei trasportatori di glucosio nel muscolo striato ( GLUT 4 ) e dell’alterazione della sintesi proteica che diventa sempre meno efficiente. Di conseguenza l’anziano deposita meno glucosio sotto forma di glicogeno ed ha maggiore tendenza ad andare incontro ad ipoglicemie a seguito di periodi di digiuno, in quanto il corpo non può attingere energia dalle riserve muscolari come nel corpo di una persona giovane con ancora tutta la massa muscolare presente ed efficiente.
Età geriatrica e disidratazione:
In età geriatrica c’è una tendenza alla disidratazione legata, in primo luogo, alla sarcopenia ed alla conseguente riduzione del volume d’acqua nell’organismo. A ciò si aggiunge anche un aumento delle perdite urinarie di liquidi per la diminuita sensibilità del nefrone all’ADH ( La vasopressina o ADH acronimo dell’inglese antidiuretic hormone) è un peptide di nove aminoacidi con funzioni di ormone, neurotrasmettitore e modulatore della trasmissione nervosa. È nota anche come ormone antidiuretico o adiuretina ). Questo aumento della diuresi, in particolare notturna, comporta una tendenza alla riduzione dell’introduzione spontanea di acqua per evitare di doversi alzare troppo spesso dal letto. la disidratazione dell’anziano infine è favorita sia dalla minore efficacia del senso della sete e sia dalla riduzione globale dell’alimentazione: circa il 50% dell’introito giornaliero di acqua avviene insieme al cibo.
Autore: Gianpaolo Usai